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09 giugno 2023 – Quasi la metà di tutti i grassi animali europei è attualmente destinata alla produzione di biodiesel e la situazione è destinata a peggiorare in considerazione degli incentivi all’utilizzo dei biocarburanti per le compagnie aeree, che devono contenere le loro emissioni di carbonio. Questi risultati allarmanti emergono da una nuova ricerca realizzata da Transport & Environment, gruppo ecologista che promuove campagne per il trasporto pulito.
I legislatori europei hanno promosso i sottoprodotti animali come una soluzione per ridurre il carbon footprint dei carburanti: si è partiti dalle automobili fino a estendere l’impiego di questi prodotti anche agli aerei, aumentando di 40 volte l’uso di biodiesel a base di grassi animali rispetto al 2006. Le prospettive future prevedono che la domanda di biocarburante ottenuto da sottoprodotti animali triplichi entro il 2030.
Ma perché questi dati sono allarmanti? Perché non tutti i grassi animali – fonte dei biocarburanti – sono uguali. Mentre qualsiasi grasso animale può essere utilizzato per produrre biocarburanti, per alimentare con prodotti sicuri e nutrienti i quasi 20 milioni di cani e gatti presenti in Italia si possono utilizzare solamente i grassi animali di categoria 3. Le altre categorie (1 e 2) non soddisfano gli standard necessari per essere utilizzati nel pet food per motivi di sicurezza sanitaria e pertanto possono essere destinati alla produzione di energia.
I grassi derivati dai sottoprodotti di origine animale di categoria 3 sono fondamentali e preziosi per la dieta degli animali da compagnia in quanto forniscono acidi grassi essenziali, energia e contribuiscono all'appetibilità del pet food, offrendo importanti benefici funzionali per gli animali d’affezione, come sostenere un sistema immunitario sano e pelle sana. I grassi animali di categoria 3 non possono essere sostituiti nelle formulazioni degli alimenti per animali da compagnia.
“I grassi animali di categoria 3 sono ingredienti veramente preziosi per noi, sono una risorsa scarsa e difficile da sostituire. Inoltre, sono impiegati in maniera sostenibile nel rispetto del principio dell’utilizzo a cascata delle risorse” ha affermato Giorgio Massoni, Presidente di Assalco, l’Associazione di categoria dei produttori e distributori di alimenti e prodotti per la cura degli animali da compagnia. “Pertanto, in realtà, bruciare questi grassi animali di categoria 3, di valore per il pet food, è una scelta non sostenibile.”
“La disponibilità di animali, o di grasso animale di categoria 3, non è infinita” ha affermato Carlo Tritto, policy officer di Transport & Environment Italia. “Queste materie prime sono scarse e indispensabili in altre industrie, come quella del pet food. Pertanto, se compare una massiccia domanda supplementare, come in questo caso da parte dell’aviazione, impiegarle per la produzione di biocarburanti non è una soluzione scalabile né tanto meno sostenibile, in quanto spinge i settori dei mangimi all’uso di alternative assolutamente negative dal punto di vista ambientale e climatico. E’ semplicemente greenwashing legato ai biocarburanti e con incentivi economici”.